Blue Jasmine è un film di Woody Allen del 2013 la cui protagonista, Cate Blanchett, si è aggiudicata il Premio Oscar come Migliore attrice protagonista.
Nella pellicola, insieme al fragile stato psicologico della protagonista Jasmine, emerge con evidenza l’utilizzo di un particolare meccanismo difensivo psicologico: la “negazione”.
I meccanismi di difesa sono processi psichici inconsci che ciascuno di noi mette in atto più o meno automaticamente per eliminare o alleviare le situazioni di conflitto o di stress, sia a livello di mondo emotivo interno, sia di realtà esterna.
Esistono diversi tipi di meccanismi di difesa psicologici (proiezione, sublimazione, rimozione, scissione, etc.); essi tendono a svilupparsi lungo un continuum di adattamento-disadattamento: possono essere utili o patologici a seconda della loro rigidità, della loro intensità, e del contesto in cui agiscono.
Di seguito approfondiremo la difesa definita “negazione” attraverso l’analisi delle vicende della protagonista del film Jasmine; vedremo come l’uso massiccio di questo meccanismo porterà ad esiti drammatici.
Il film racconta le conseguenze devastanti di chi, come la protagonista, distoglie lo sguardo dalla realtà e si nasconde di fronte all’evidenza. Sposata con un ricco uomo d’affari, Hal, Jasmine “volta la faccia dall'altra parte” per non vedere gli imbrogli finanziari del marito e i suoi numerosi tradimenti. Rimasta senza un soldo dopo il tracollo economico di Hal, l’elegante e mondana newyorkese si trasferisce a San Francisco nel modesto appartamento della sorella Ginger.
Scopriamo che Jasmine inizia ad utilizzare la difesa della negazione precocemente, fin da ragazzina, trasformando il banale nome “Jeanette” nel più fine ed elegante “Jasmine”, proprio per la sua incapacità di affrontare la realtà e rifugiarsi in un mondo favoloso.
Nel film vediamo che persino dopo l’esito drammatico della sua vita coniugale, mentre lotta per rifarsi una vita, Jasmine non smette di ingannare e di ingannarsi, continuando a negare la realtà, incapace di dire e dirsi la verità su se stessa.
La negazione è un meccanismo di difesa attraverso cui la persona rifiuta di riconoscere qualche aspetto della realtà esterna o della propria esperienza che per gli altri sarebbe invece evidente. La negazione consente di non ammettere o di non prendere coscienza di un fatto psichico che ritiene potrebbe causargli conseguenze negative (come vergogna, rammarico o altri affetti dolorosi).
Alcuni esempi
La negazione può comparire in pazienti gravemente malati con una funzione protettiva, soprattutto nella prima fase di adattamento alla minaccia di morte. Il suo impiego consente all'individuo di "ricomporsi" secondo i propri tempi per affrontare la nuova situazione in modo graduale oppure di vivere la realtà quotidiana senza l'incubo continuo dell'avvicinarsi delle fasi terminali della malattia. Anche in questo contesto però, se impiegata in misura eccessiva, questa difesa può rivelarsi fortemente patologica, quando la negazione della realtà è tale da indurre il paziente ad evitare le necessarie misure terapeutiche.
Donne che rifiutano di fare il Pap-test annuale, come se ignorare la possibilità di un cancro all’utero permetta magicamente di evitarlo; coniugi che negano la pericolosità di un partner violento; alcolisti che insistono di non avere nessun problema col bere; madri che ignorano l’evidenza di molestie sessuali subite dalle figlie; persone anziane che non smettono di guidare l’automobile, nonostante le loro ovvie menomazioni, sono tutti esempi familiari di negazione nella sua forma peggiore.
Possiamo rintracciare una componente di negazione nell’azione di molte difese più mature. Si prenda, ad esempio, la credenza consolatoria che la persona che ci ha rifiutato in realtà ci desiderava, ma non era ancora pronta a un completo coinvolgimento.
Una conclusione di questo tipo include il diniego di essere stati rifiutati insieme a quell’attività più evoluta di giustificazione che chiamiamo razionalizzazione.
Fonti
“I meccanismi di difesa. Teoria clinica e ricerca empirica”, V. Lingiardi, F. Madeddu, Raffaelo Cortina Editore, 1994.