“L’amore può durare? Il destino dell’amore romantico” è il titolo di un interessante libro di Stephen Mitchell edito da Raffaello Cortina (2003). L’autore cerca di rispondere a questa affascinante domanda analizzando gli ingredienti principali dell’amore romantico. In particolare esamina cosa permane, in una relazione stabile, delle emozioni e della passione che contraddistinguono l’innamoramento iniziale, spiegando cosa possiamo aspettarci dall’amore, da un lato alimentando i nostri sogni di sempre, dall’altro mettendoci in guardia contro le trappole più insidiose, causa di insoddisfazione e disagio psichico.
Di seguito provo ad illustrare alcuni elementi trattati, rimandando alla lettura del libro per una comprensione più approfondita.
Quando ci innamoriamo siamo assolutamente convinti che il sentimento che proviamo durerà per sempre. Siamo sicuri del nostro amore e dell’amore dell’altro nei nostri confronti. Tuttavia, nel tempo sembra che nella relazione si perda il senso del mistero e della novità, mentre il desiderio sessuale perde di intensità, a volte fino a scomparire del tutto.
L’amore si degrada perché è ispirato dall’idealizzazione che è per definizione illusoria. Inizialmente vi è la sensazione che l’oggetto del nostro desiderio non sia una persona come tante ma una persona speciale, unica. L’amore svanisce con il tempo perché la familiarità ci dà una visione dell’altro più realistica, nel bene e nel male. Il tempo è nemico dell’amore perché gioca a favore della realtà e dell’inevitabile disillusione. E così, l’amore tende a tramutarsi o in un rispetto sobrio e privo di passione o in un’amara disillusione, lasciando spazio spesso alla rabbia e alla frustrazione.
L’amore romantico implica, per Mitchell, una costante presenza di amore e desiderio: l’amore con la promessa di una certezza e di una stabilità e il desiderio con il significato sempre molto stimolante di rischio, di avventura e di tensione L’amore si nutre di novità, di mistero di pericolo; la familiarità, inevitabilmente riduce il sentimento d’amore
L’autore sottolinea come tutta l’esperienza umana sia attraversata da un contrasto tra la sicurezza e l’avventura, il familiare e il nuovo. Anche nella sfera dei sentimenti, si ritrovano due bisogni umani fondamentali e conflittuali: da una parte, il bisogno di un radicamento nel conosciuto e nel prevedibile, un ancoraggio affidabile, dall’altra parte un desiderio di oltrepassare i modelli familiari consolidati, di superare i confini, di incontrare qualcosa di imprevedibile e misterioso.
In realtà siamo noi stessi a trasformare in abitudini le persone che amiamo: il senso di sicurezza, possesso e proprietà che spesso si sviluppa nelle relazioni stabili è in parte un espediente basato sulla fantasia che la relazione durerà.
Di solito consideriamo l’amore un’espressione della parte migliore di noi stessi, dei nostri sentimenti più teneri, dolci e amorevoli. Mitchell mette in luce invece come i ricatti, le strategie di controllo, le pretese, le ritorsioni e tutta la gamma di sentimenti implicati (l’invidia, la gelosia, l’aggressività) sono da considerarsi elementi integranti della relazione affettiva nei confronti del partner. A causa dei profondi rischi presenti nell’amore (la paura dell’abbandono, il timore di affidarsi, il bisogno di attaccamento e di sicurezza, etc.) l’odio ne è un compagno inevitabile. Ogni qualvolta non ci si sente amati per ciò che si è, l’altro diventa ostile, minaccia alla propria integrità, fonte di umiliazione e di potenziale pericolo da cui difendersi.
La relazione affettiva con la persona amata può rievocare la storia affettiva con i primi oggetti d’amore (i genitori) versoi quali si è vissuto un forte senso di dipendenza a partire dal bisogno di essere accuditi non rinunciando al desiderio di essere se stessi).
Paradossalmente, la sopravvivenza dell’amore non dipende dalla capacità di evitare l’aggressività ma da quella di contenerla insieme all’amore.
Mitchell, al termine del libro, definisce l’amore romantico “un castello di sabbia per due”. I coinvolgimenti amorosi non implicano una devozione alla stasi, ma una dedizione a un processo aperto all’incertezza. I castelli di sabbia per due dell’amore romantico richiedono, a causa della loro natura mutevole, un’opera continua di ricostruzione. L’inevitabilità del continuo mutare, spazza via i castelli di sabbia e smentisce le aspirazioni alla permanenza.
L’amore può durare solo a condizione di riconoscere la natura paradossale della relazione amorosa: stabilità e prevedibilità devono coesistere con il senso della scoperta e del rischio.