Nelle interazioni interpersonali è implicata una grande quantità di sentimenti, di aspettative, di desideri e di pensieri, che può essere riscontrata in ogni relazione continuativa tra due persone.
La letteratura psicoanalitica è ricca di efficaci descrizioni di come il bambino piccolo nell’interazione con il mondo esterno gradualmente organizza e costruisce una rappresentazione mentale del Sé e degli altri, in particolare dei suoi oggetti d’amore e di odio più importanti. Il bambino piccolo sviluppa la capacità di distinguere fra sé e l’altro e di sperimentare, attraverso la percezione, il ricordo e gradualmente anche attraverso la fantasia, immagini del Sé, dell’oggetto e di come il Sé e l’oggetto interagiscono.
Gli oggetti interni sono strutture psicologiche specifiche che si costituiscono nel corso dello sviluppo dell’individuo e che sono notevolmente influenzate dalle percezioni soggettive e dalle fantasie del bambino. Gli oggetti interni, a loro volta, influenzano la percezione, il pensiero, la fantasia, le relazioni con le persone nella vita quotidiana. Queste strutture sono organizzazioni stabili che possono essere o non essere implicate in modo significativo nei processi mentali in atto, ma che tuttavia persistono e possono essere messe in funzione all’occorrenza.
Attraverso l’interazione con i diversi aspetti del suo mondo, in particolare con i suoi oggetti, il bambino ottiene una quantità di conferme, di sentimenti di rassicurazione. Questi bisogni di rassicurazione devono essere costantemente soddisfatti perché si costituisca una base di sicurezza e, per quanto possibile, di benessere. Naturalmente la conferma da parte dell’oggetto può essere ottenuta anche quando l’oggetto è sperimentato come severo e punitivo, perché i sentimenti di sicurezza derivano da ciò che è familiare, anche quando il familiare è spiacevole.
Con lo sviluppo i bisogni del bambino si trasformano rapidamente in desideri, e tali desideri contengono rappresentazioni del Sé e dell’oggetto. L’interazione in fantasia tra la rappresentazione di Sé e quella dell’oggetto può non essere sempre soddisfacente ai fini del soddisfacimento del desiderio, ma consente un migliore controllo della relazione. In questo senso la relazione oggettuale è vista come una relazione intrapsichica, che si manifesta nell’esperienza soggettiva, conscia e inconscia, sotto forma di rappresentazioni di fantasia. L’oggetto svolge un ruolo altrettanto importante quanto quello del Sé, all’interno delle rappresentazioni mentali che formano il desiderio o la fantasia di desiderio; infatti è proprio l’interazione tra le rappresentazioni del Sé e dell’oggetto ad avere la massima importanza. I desideri non sono solo quelli istintuali, ma anche quelli di mantenere benessere, sicurezza, e il sentimento di controllo.
Va tenuto presente anche il bisogno di difendersi contro i sentimenti dolorosi o contro i segnali che anticipano tali sentimenti. C’è anche una costante spinta a ricostruire le riserve di benessere, sicurezza ed autostima, ciò che si può ottenere attraverso l’interazione con l’oggetto, nella realtà oppure per mezzo della fantasia.
In sostanza le relazioni oggettuali possono essere viste come soddisfacimenti di desideri, dove il desiderio viene soddisfatto trovando un oggetto che reagisce in modo appropriato, nella realtà o nella fantasia. Questa esperienza procura una identità di percezione nel soddisfacimento del desiderio, una identità che può essere mascherata, e perciò nascondere il desiderio inconscio sottostante. In atre parole, l’individuo inconsciamente tenta di soddisfare quei desideri trasponendo nella realtà le relazioni con oggetti reali, nel qui e ora, realizzando così un’identità di percezione con le relazioni d’oggetto desiderate e fantasticate, che derivano dall’interazione fra il Sé e gli oggetti interni. Parlando di soddisfazione del desiderio non si intendono solo gratificazioni piacevoli, ma anche, per esempio, il soddisfacimento di desideri collegati ad un bisogno di punizione, o al desiderio di tenersi stretti all’oggetto ed evitare così il dolore della separazione.
Molti desideri possono risultare accettabili in un certo periodo della vita ma, nel corso dello sviluppo diventare inaccettabili e permanere sotto la forma di impulsi di desiderio pressanti, ma inconsci, dai quali è necessario difendersi. I desideri che rappresentano soluzioni ed adattamenti del passato, soprattutto quelli infantili, si ripresentano continuamente, ma possono essere tenuti a freno, perché non sono più accettabili e sono fonte di conflitto, minacciano il sentimento di sicurezza. Tuttavia, tali desideri, benché siano percepiti come inappropriati o inaccettabili nel presente, persistono. La gratificazione dei desideri inconsci può essere realizzata in modo estremamente sottile e mascherato, così gran parte della nostra vita è in qualche modo coinvolta nella ripetizione nascosta di relazioni oggettuali precoci.
È utile ribadire che, in termini psicologici, ogni desiderio implica una rappresentazione del Sé, una rappresentazione dell’oggetto e una rappresentazione dell’interazione tra loro. C’è un ruolo sia per il Sé che per l’oggetto. Questo è molto importante per una comprensione del transfert e degli aspetti del controtransfert che costituiscono la rispondenza di ruolo, fenomeno che si verifica sia in analisi che al di fuori di essa. Sebbene elementi transferali siano presenti in tutte le relazioni, perché si sviluppi una relazione significativa è indispensabile anche la propensione della seconda persona verso la quale il transfert è diretto, a rispondere in un modo particolare. Nel processo della scelta oggettuale l’altra persona viene abilmente testata per vedere se è disponibile a reagire secondo un ruolo particolare. L’idea di esaminare la rispondenza di ruolo dell’altra persona unifica i concetti di scelta dell’oggetto e di relazione oggettuale, in quanto di solito stabiliamo rapide relazioni di prova, finché non troviamo qualcuno che sia adatto al ruolo che vogliamo che l’altro giochi e che sia pronto a rispondere in accordo con quel ruolo. La relazione tra due persone quindi implica spesso uno scambio di segnali molto sottili e complessi, dove ciascun partner assume un particolare ruolo per l’altro, nello stesso momento in cui esercita una pressione sull’altro per ottenere un particolare tipo di risposta.
Queste vicende sono particolarmente evidenti nella situazione analitica, dove gli sviluppi del transfert riflettono non soltanto le relazioni in fantasia con l’analista, ma anche gli sforzi inconsci per indurlo in ruoli complementari, che corrispondono ai derivati inconsci, nel qui e ora, delle relazioni oggettuali interne.
Il paziente in analisi tenta di attualizzare la particolare relazione di ruolo contenuta nella fantasia inconscia di desiderio che deriva dalle sue relazioni oggettuali interne strutturate. Più specificatamente, in ogni momento dell’analisi la relazione di ruolo del paziente consiste in un ruolo che egli attribuisce a sé stesso ed in un ruolo complementare che assegna all’analista. Il transfert del paziente, quindi, rappresenta un tentativo di gratificare una fantasia inconscia di desiderio, che implica rappresentazioni in fantasia di sé stesso e dell’analista, attraverso il tentativo di imporre una specifica interazione fra sé e l’analista. Come detto, ogni persona fa questo anche al di fuori dell’analisi: la tendenza all’attualizzazione fa parte dell’aspetto di soddisfacimento di desiderio di tutte le relazioni oggettuali.
L’analista, dal canto suo, può, entro certi limiti, assecondare il ruolo che il paziente gli impone o tenta di imporgli, oppure difendersene. Quando l’analista si adegua ai ruoli sollecitati è perché il paziente ha “pigiato il bottone giusto dentro di lui”. Anche se, per parte sua, l’analista ha una propensione a funzionare in quel modo, la sua reazione può rappresentare il suo adeguarsi al ruolo che il paziente vuole che assuma. Queste assunzioni di ruolo possono offrire all’analista utili informazioni sulla relazione oggettuale di soddisfacimento di desiderio che il paziente sta inconsciamente tentando di attualizzare nel transfert.
Fonti bibliografiche
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Gli oggetti interni. Una rivisitazione, Sandler J., Sandler A.M., Franco Angeli, Milano, 2002.