Una delle espressioni più utilizzate ai tempi del coronavirus è quella di “distanziamento sociale”. Poiché ciascuno può trasmettere il virus, mantenere le distanze di sicurezza può prevenire la diffusione della malattia.
La strategia del distanziamento sociale ha stravolto la teoria dell’antropologo Edward Hall relativa allo spazio protettivo che ognuno di noi mantiene nei rapporti sociali.
Hall osservò la tendenza delle persone a interporre maggiore o minore spazio tra sé e gli altri come elemento di comunicazione non verbale.
Per esempio, sedersi vicino ad un’altra persona indica desiderio di contatto, così come sedersi a distanza è segno di distacco. Molte volte anche l'arredamento è utilizzato a questo scopo: per esempio, un'enorme scrivania che separi un professionista da un cliente non facilita certo il dialogo, poiché viene vissuta dalla persona come un segnale di distacco e di superiorità.
Hall osservò che la distanza aumenta nelle condizioni di paura e nelle relazioni con gli sconosciuti, mentre diminuisce con le persone con le quali siamo in intimità. L'invasione della distanza personale da parte di uno sconosciuto è vissuta come un pericolo, e genera aggressività difensiva.
Edward Hall codificò quattro “zone” interpersonali.
Il coronavirus ha alterato completamente i rapporti di distanza. Può essere pericoloso far entrare nella nostra zona intima le persone che amiamo e di cui ci fidiamo. In determinate circostanze dobbiamo utilizzare la mascherina. Il contatto fisico è sconsigliato.
La distanza di sicurezza è segnalata alle banchine dei mezzi pubblici, nelle sale d’aspetto.
Tutto questo crea molto disagio, non solo per la fatica a riorganizzare la propria vita sulla base delle nuove regole di sicurezza, ma soprattutto perché impone un comportamento innaturale per l’essere umano nelle sue relazioni interpersonali.
Forse è per questo motivo che facciamo così fatica a seguire le indicazioni suggerite per la nostra e altrui sicurezza.
Fonti
Edward Hall, La dimensione nascosta. Il significato delle distanze tra i soggetti umani, Bompiani, Milano, 1968.